La natura morta di fiori nel secondo ottocento e la figura di Rachele Cantù Villa Pernice

Autore/Autrice:

Dott.ssa Francesca Franchin

Argomento:

Pittura e personaggi

Provenienza:

Università Cattolica

Data:

2011/2012


Descrizione:

Dopo l’ Introduzione (pagg.3-8) i primi 2 capitoli (da pag. 9 a pag.125) contengono la storia della pittura sulla “natura morta” in Italia e in Europa negli anni 80 del ‘900 e le relative esposioni all’Accademia di Brera di Milano nella II metà dell’’800.
 
Il 3° capitolo (da pag. 126 a pag. 180) è tutto dedicato Donna Rachele Cantù Villa Pernice.
Si inizia dalla sua nascita a Milano il 9 giugno 1836, figlia dello scrittore Cesare Cantù e discendente di Cesare Beccaria, (autore di “Dei delitti e delle pene”) e si passa alla giovinezza, al matrimonio a 16 anni nel 1852 con Angelo Villa Pernice, ricco possidente e industriale milanese, di 25 anni. Questi possedeva, oltre a 2 case a Milano, 3 case a Concorezzo in via Del Borgo (oggi via Libertà), con terre “arative e moronate” fra Concorezzo e Monza, oltre a case coloniche nelle località S.Vincenzo e Malcantone.
Alle pagg. 130-132 sono indicate le numerose conoscenze politiche e sociali di Donna Rachele e alle pagg.133-135 si parla dei soggiorni con il marito a Firenze ( per 3 anni)e a Roma ( per 5 anni),
dove compose un diario, di cui si possono leggere alcuni passi nell’Appendice 1 di questa tesi alle pagg. 307-314.
Nel 1892 muore il marito, a 65 anni. Sua sepoltura e comportamento di Donna Rachele (pagg. 135-136) e successivamente il suo impegno sociale, già avviato con il marito fin dal 1859. Qui sono molto interessanti per Concorezzo le pagg. 137 e 138. Dopo la morte del marito Donna Rachele continuò a frequentare Concorezzo, dove ebbe responsabilità nel campo della scuola e dipinse, nel suo giardino, molte nature morte floreali.
Le numerose pagine dalla 138 alla 159 parlano del salotto letterario da lei aperto a Milano, che fu frequentato da note personalità del tempo e  dove sorse “L’Accademia dei pedanti”, che divenne allora molto nota.
Dopo la morte di Cesare Beccaria Donna Rachele, attraverso i suoi parenti da lui discendenti, aveva ereditato tutti i libri e l’intero archivio della famiglia Beccaria. Poi nel 1907 donò il tutto alla  Biblioteca Ambrosiana di Milano, dove era Prefetto il sacerdote Achille Ratti, futuro Papa Pio XI (interessanti le pagg.159-161).
Le pagg. 161-162 parlano della morte di Donna Rachele a 83 anni, il 29 novembre 1919, e della sua sepoltura.
Molto bella la rievocazione della sua personalità alla pag. 162. Ne raccomando la lettura.
Segue un paragrafo intitolato “La produzione pittorica e le opere di Donna Rachele”, comprendente anche l’elenco di importanti sue esposizioni, oltre che a Milano anche a Bologna, Venezia, Firenze e a Dresda e Londra, organizzate anche a fini benefici, che hanno riscosso successi e riconoscimenti (pagg. 163-169).
Il successivo paragrafo (pagg. 170-180) presenta “Aspetti e caratteristiche” delle sue opere e indica 2 posti nei quali ella si dedicò soprattutto alla pittura e cioè Sala Comacina e Concorezzo.
  
Nelle pagg. 181- 187 sono esposte analisi critiche sulle sue opere.
Poi le pagg.188-286 pubblicano belle immagini a colori di 26 opere, con commento, appartenenti alle collezioni private di Bellano, Colico, Milano e Roma.
Le pagg. dalla 287 alla 306 contengono 22 tavole, sempre a colori, di opere e documenti della sua vita.
Segue l’Appendice 1 (pagg.307-314), che contiene passi del diario inedito  di donna Rachele, relativi alle sua visite ad atelier romani .
Da pag. 315 a 317 l’Appendice 2 pubblica l’elenco cronologico delle esposizioni e mostre organizzate dal 1877 al 1917.
Le pagg. da 318 a 329 contengono una “Bibliografia generale” e una “Bibliografia specifica”.
La tesi si conclude (pagg. 330 e 331) con i “Ringraziamenti” dell’autrice, rivolti anche al nostro Archivio Storico e in particolare a Davide Ferrario.