San Rainaldo da Concorezzo

Autore/Autrice:

Davide Ferrario

Argomento:

Storia locale

Provenienza:

-

Data:

2010

Allegato:

7837_San Rainaldo v07.pdf


Descrizione:

Sicuramente la figura più prestigiosa tra i concorezzesi del passato fu quella del beato Rainaldo, arcivescovo di Ravenna. Rainaldo Concoreggio nacque verso la metà del XIII secolo, non è ancora certo se a Concorezzo o a Milano. Tuttavia egli era membro autorevole della nobile famiglia dei “Concorezzo”. Dapprima egli studiò a Bologna, in quei tempi uno dei principali centri di cultura di tutto il mondo, pressappoco nello stesso periodo in cui anche Dante frequentava il capoluogo felsineo. Dal 1286 fu a Lodi come professore, quindi partecipò al Consiglio provinciale di Milano, indetto da Ottone Visconti, in veste di consigliere giureconsulto del vescovo Bongiovanni Fissiraga.
Negli anni seguenti la sua attività si svolse nel corso di importanti missioni diplomatiche presso la Curia romana e in Francia (per cui fu nominato anche Canonico di Laon). In quei tempi gli alti prelati si dovevano occupare anche di mansioni di questo tipo, e pare che Rainaldo svolgesse sempre il suo incarico con particolare competenza. Infatti fu inviato dal Papa come Nunzio in Francia per consolidare la riconciliazione fra Filippo il Bello e il re d’Inghilterra Edoardo, missione che venne particolarmente apprezzata ed elogiata dal pontefice.
 Qualche anno dopo anche l’imperatore Enrico VII ricorse alla sua esperienza diplomatica e ai suoi servigi durante la sua discesa in Italia. Pare che anche Dante trovasse conforto durante gli ultimi anni d’esilio a Ravenna nelle conversazioni con il dotto prelato. Nel 1303 Rainaldo venne nominato dal Papa arcivescovo di Ravenna, carica che occupò per diciassette anni fino alla morte il 18 agosto 1321. Già nel 1340 i documenti lo dichiarano beato. Nel 1308 venne incaricato dell’inquisizione sui Templari, il cui processo iniziava in Francia proprio quell’anno su istigazione del re Filippo che intendeva incamerare le favolose ricchezze di quel potente ordine religioso-cavalleresco. Nel corso del processo ai Templari, che vide l’assoluzione finale degli imputati, Rainaldo fu il principale inquisitore dell’Italia settentrionale. Durante il concilio di Vienne del 1311-12, che portò all’abolizione dell’ordine, Rainaldo mantenne una posizione imparziale che gli storici poi definirono coraggiosa. Questo atteggiamento consentì a molti innocenti di aver salva la vita.