Insieme agli edifici di carattere religioso, Concorezzo vide nei secoli il sorgere di ville civili private e abitazioni signorili di notevole valore architettonico.
Il già ricordato palazzo De Capitani, oggi sede del Municipio, si sviluppava su tre piani secondo una schema ad U. Attraverso una bella cancellata si accedeva al viale d’ingresso, stretto ai lati da corpi minori, allargantesi poco più avanti in un’ampia corte rettangolare che abbracciava tutta la facciata della villa. La parte centrale e sinistra della stessa crollarono quasi completamente negli anni ‘70 e furono ricostruite o restaurate nel corso dell’ultimo decennio del XX secolo, ad opera dell’amministrazione comunale. Il corpo centrale è occupato nella parte mediana, più alta, da un portico a serliana, che si sviluppa nella grande arcata centrale su due piani ed occupa in profondità tutto lo spessore del fabbricato, determinando un collegamento prospettico diretto con il retrostante giardino.
La Villa Villa-Pernice, ora restaurata e sede di un istituto di credito, era di proprietà del dott. Angelo Villa Pernice, assessore del comune di Milano intorno alla metà del secolo scorso. Situata nel centro del paese, quasi di fronte al palazzo De Capitani, è descritta nel secolo scorso dal Cantù come di più moderna eleganza rispetto alle altre, e possedeva un’ampia serra. Doveva essere stata costruita da pochi anni quando ospitò la notte dell’11 giugno 1859 il Re Vittorio Emanuele II e il Generale Cialdini in marcia verso Solferino e S. Martino. Lo schema della villa era quello ad U, con il lato libero aperto verso la strada. L’ingresso avveniva attraverso un ampio portale decorato da bugnato piatto, fiancheggiato sulla sinistra da una porta minore per l’accesso pedonale e, sulla destra, da un’altra porta simmetrica alla precedente, ma murata. Le ali sono più basse rispetto al corpo centrale; quella sinistra risulta sporgente dal profilo di pianta, mentre quella destra è innestata su un corpo probabilmente successivo alla costruzione originaria, che risulta così asimmetrica. Al piano terra, in prossimità delle ali, si aprivano due fornici architravati retti da colonne tuscaniche, peraltro chiusi quasi completamente da una posteriore muratura di tamponamento. Un’alta fascia suddivide orizzontalmente in modo marcato il piano terra dal primo piano, sul quale si aprono lineari finestre di dimensione rettangolare.
Il parco retrostante è scomparso negli anni con la costruzione di alcuni condomini.
Proseguendo per via Libertà si incontra Villa Zoia, appartenuta alla marchesa Teresa del Carretto Corio, poi al conte Lodovico Melzi e dalla fine del 1895 agli Zoia. La villa è ora sede della biblioteca comunale, dell’aula consiliare, di un auditorium e di alcuni uffici comunali. L’edificio, circondato da uno splendido parco di carattere paesaggistico, si sviluppa secondo uno schema ad L. Il braccio più corto, che è quello peraltro che presenta uno spessore maggiore, è aperto in modo asimmetrico da un portico a tre fornici architravati retti da colonne tuscaniche. Sotto il portico è ripetuto lo stemma con l’aquila inquartata, antica insegna dei Melzi, cui la villa, costruita probabilmente intorno alla metà dell’800, passò in proprietà nel 1870. Sempre in corrispondenza del portico si trova il salone d’onore, che occupa in profondità tutto il corpo est, mentre a nord e prospicienti via Libertà sono i rustici.
A est della chiesa di S. Eugenio vi sono ancora due ville: la Villa Pini, poi passata alla famiglia Scaccabarozzi, di origine settecentesca, contornata da un ampio giardino di tipo paesaggistico, ora adibito a parco pubblico, si sviluppa intorno ad un cortile rettangolare. La facciata su via De Giorgi, con la parte mediana e le lesene angolari a bugnato piatto, più alta dei corpi minori retrostanti, è di stampo neoclassico; all’interno, nell’ala che fronteggia l’ingresso, ora una delle residenze private in cui è frazionata la villa, il salone d’onore presenta ancora decorazioni barocche.
Villa Teruzzi, contigua alla precedente, è datata 1793. Già residenza del nobile famiglia dei Parravicini era utilizzata da questi quale residenza per la villeggiatura. Acquisita dall’amministrazione comunale negli anni ’80, la villa è stata completamente restaurata negli anni 1997 - 1998 e destinata a residenza per anziani non autosufficienti. Lo schema è ad U, con le due ali minori sporgenti in pianta rispetto al blocco padronale. Il fronte sud, verso il cortile, è decorato da lesene angolari e da due ampie fasce verticali a bugnato piatto; al centro si apre una serliana, sovrastata da un balconcino in ferro battuto, che reca la data di costruzione della villa. Parzialmente conservato è il giardino.
Sulla provinciale Milano-Imbersago (attuale Via Dante) si trova Villa Visconti, poi proprietà Massironi. L’edificio , costruito verso la metà del XVIII secolo, si sviluppa secondo il consueto schema a U, con le ali di dimensioni minori in altezza rispetto la corpo principale. Il portico, che si affaccia sul cortile d’ingresso della villa, è costituito da quattro archi a sesto ribassato retti da colonne tuscaniche e stretti ai lati da due aperture architravate di luce minore. Sui due piani superiori si aprono una serie di finestre rettangolari, poste in asse con le aperture del portico. Alle spalle della villa è tutt’oggi presente il giardino di tipo paesaggistico.