Concorezzo fu nei secoli un borgo prevalentemente agricolo, come del resto tutte le località italiane fino alla recente industrializzazione. Tuttavia, fin dal tardo medioevo, si sviluppò nel nostro paese, come in tutta la Lombardia, un’attività che accomunava aspetti di rilevanza agricola, industriale e commerciale: la bachicoltura. Fin dal 1470 gli Sforza ordinarono ai possidenti di piantare gelsi nei propri fondi. Nel 1730 il numero dei gelsi nella pieve di Vimercate era di oltre 18mila. Nella seconda metà del ‘700 la bachicoltura raggiunge un notevole sviluppo: cresce così, fra le attività non prettamente agricole, la lavorazione della seta. Nel 1859, alla costituzione della Provincia di Milano, le nostre campagne erano caratterizzate soprattutto dalla coltivazione del gelso che veniva utilizzato per l’allevamento dei bachi da seta, tanto che le piante, disposte a filari nei campi di grano e granoturco, rappresentavano un’immagine comune ancora nel primo trentennio del novecento, e significavano il pane per molte famiglie.
Concorezzo fu famosa nei secoli anche per le attività produttive e lo spirito imprenditoriale, che da sempre contraddistingue i borghi brianzoli. Intorno alla metà del XVI secolo, Concorezzo era conosciuta ovunque per la fabbricazione di aghi e spille, tanto che poteva muovere una pericolosa concorrenza nei confronti di Milano. Per questo motivo gli abitanti di Concorezzo venivano soprannominati “gugiroeu”, fino al nostro secolo.
Come si evince da una relazione del consigliere di Maria Teresa conte Wilczeck nel ‘700, gli aguggiari concorezzesi erano in crisi in quel periodo. Ma verso la fine del secolo la famiglia dei Monticelli, nota in paese fin dal 1500, restituì vigore a questa attività, ottenendo anche sovvenzioni pubbliche: nel 1794 occupava 16 persone, tutti familiari, fabbricando più di 31 mila spille al giorno. Collaborarono all’estensione della loro attività addirittura il conte De Capitani e il parroco Frigerio.
Poi i tempi cambiarono e la vita dei fabbricanti di aghi e spille terminò. L’ultima fabbrica che produceva questi articoli fu la ditta Pozzi che chiuse sul finire dell’800.
Avanti la prima guerra mondiale si contavano a Concorezzo ben 13 stabilimenti che davano lavoro a più di mille persone: un paese quindi eminentemente industriale.
Ma l’avvento della guerra, con la partenza degli operai per il fronte, il disagio economico delle famiglie, l’incapacità degli industriali di adattarsi alla nuova situazione e all’economia di guerra, contribuisce alla crisi di molte industrie. Al termine delle ostilità, di 13 stabilimenti ne rimanevano solo 3: Frette, Monti e Varisco, Favini. Una massa di operai era così costretta a recarsi a Monza e a Sesto per lavorare.
Negli anni del primo dopoguerra la crisi economica colpì diverse imprese che furono costrette a chiudere o a limitare l’attività, mentre altre riuscirono a reagire e a trovare nuove occasioni di sviluppo e nuovi mercati.
Alla fine del XX secolo, le aziende più grosse lavorano nel settore tessile, meccanico, farmaceutico e delle telecomunicazioni. Oltre a diversi nastrifici ed aziende tessili, come la storica società Frette, hanno sede a Concorezzo la società Schindler, una fabbrica di ascensori, la sede amministrativa e commerciale della società Roche Italia, la maggiore azienda farmaceutica italiana, la società Alcatel, un’azienda francese di telecomunicazioni appartenente al settore terziario avanzato. Sono presenti inoltre una serie di piccole e medie industrie, fra cui l’alimentare Delicatesse ed il nastrificio MAB, società commerciali, fra cui la ditta Agri Brianza, nota in tutta Italia per la vendita di articoli da giardino, e fiorente è l’artigianato.
Fino a pochi anni fa, Concorezzo era conosciuta anche per la presenza sul proprio territorio di una sezione della dogana di Milano, con un movimento di merci che, fino alla creazione del mercato comune e della libera circolazione delle merci nell’Europa dei 15, vedeva una media giornaliera di oltre 200 autotreni provenienti da tutto il mondo transitare e sostare sulle proprie strade, con comprensibili disagi e problemi alla città. Ora la situazione è radicalmente cambiata e l’attività doganale va progressivamente riducendosi.
Nonostante le origini agricole di Concorezzo, pochissimo sviluppo ha oggi invece l’agricoltura sul territorio. Tuttavia, a differenza di quasi tutti i comuni dell’hinterland milanese, la nostra città non ha subito una sfrenata espansione edilizia e fenomeni di conurbazione periferica, conservando una fascia di campagna coltivata intorno al nucleo urbano, nella quale sono presenti numerose cascine ancora abitate.